“Approvate il testo della legge costituzionale concernente”Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?”

Il quesito referendario è pronto, il 20 e 21 settembre saremo chiamati a scegliere se confermare la riduzione del numero di parlamentari oppure no. Si tratta di portare i deputati da 630 a 400 ed i senatori elettivi da 315 a 200. In termini percentuali, si riducono di oltre 1/3 i parlamentari eletti e questo incide in modo significativo sulla rappresentanza della popolazione.

Questi sono i numeri eloquenti della modifica costituzionale: per la Camera dei deputati, il numero medio di abitati per deputato sale da circa 96.000 a circa 151.000 (dati basati sul censimento 2011). Cioè ogni deputato rappresenterà oltre 150 mila persone. Per il Senato la situazione sarà ancora peggiore perché ogni senatore rappresenterà, mediamente, 302.000 abitanti, invece degli attuali 188.000 circa.

In altre parole, per il nostro paese, caratterizzato da sempre da un forte pluralismo, si tratta di un taglio lineare e senza criterio alla voce del popolo italiano.

Prendendo a confronto gli altri paesi europei, si può notare che relativamente alla Camera dei Deputati (le Camere “basse”), l’attuale numero medio di abitanti per deputato (96.000) è in linea con quello di Francia e Germania (116.000), Paesi Bassi (114.000), Regno Unito (102.000). In quasi la totalità degli altri paesi europei (con l’eccezione della Spagna) il numero di abitanti per deputato è minore, con una media di circa 36.000, che quindi consente in proporzione una maggior rappresentanza territoriale.

A questo punto, vorrei rivolgere due parole a coloro che, secondo me, vivono la politica con disagio e che probabilmente scrivono casta con la “k”.

A chi pensa alla politica come un nido di privilegiati e come una “kasta” da eliminare, vorrei fargli notare che questa modifica costituzionale non taglierà la “kasta”, piuttosto la salverà definitivamente. E’ facile capire che proprio grazie alla riduzione del numero di parlamentari, aumenterà il potere dei singoli, rendendoli di fatto più intoccabili di prima.

Ed a chi pensa che la riduzione del numero di parlamentari sia giustificata dal conseguente risparmio di denaro, purtroppo non si giustifica nemmeno con quello. E’ facile capire che si sarebbe potuto ridurre lo “stipendio” dei parlamentari invece che tagliare il numero, è semplice algebra.

In conclusione, vorrei far riflettere sul fatto che il parlamento è espressione della volontà popolare e con la riduzione eccessiva del numero dei parlamentari la conseguenza è ammutolire la voce del popolo, quando invece dovremmo farla emergere più forte con più rappresentanza territoriale.

Questo non significa nemmeno appoggiare eventuali riforme in senso contrario, un aumento a dismisura del numero di parlamentari porterebbe ad una democrazia più simile forse ad una oclocrazia che altro.

 

Riferimenti

Dossier n. 71/6 del 7 ottobre 2019 dei Servizi studi delle Camere “Riduzione del numero dei parlamentari – A.C. 1585-B”