Nonostante la prima reazione contraria di alcuni settori imprenditoriali e di certe forze politiche – anche di maggioranza! – l’Hub del tessile si sta rivelando, prima ancora di diventare realtà, un acceleratore delle dinamiche imprenditoriali del Distretto pratese, nonché un’ottima opportunità per una riflessione più complessiva sul futuro del tessile a Prato.

La bontà dell’investimento, infatti, deve essere valutata alla luce del quadro normativo europeo, che inciderà pesantemente su tutto il settore a partire già dai prossimi anni.

Secondo la Direttiva (UE) 2018/851 sui rifiuti, gli Stati Membri sono tenuti ad istituire la raccolta differenziata per i tessili entro il 1° gennaio 2025, introducendo degli obblighi legali verso la creazione di una moda circolare. L’Italia, con D.lgs. n. 116/2020, ha addirittura anticipato tali tempistiche, prevedendo il recepimento della direttiva a far data dal 1.1.2023.

Si noti, altresì, che in molti Paesi europei è in programma l’elaborazione di un quadro normativo per una gestione più responsabile dei capi dismessi creando specifici obblighi legali verso l’instaurazione di un modello di moda circolare. Tra gli altri, nell’agosto 2021 in Francia è stata adottata la c.d. “Legge sul Clima e sulla Resilienza”, che ha portato alla creazione di nuove regole in termini di impatto ambientale e gestione dei rifiuti, di grande influenza anche per l’industria della moda.

In particolare, dal 1° gennaio 2022, i produttori e gli importatori di beni destinati al mercato francese sono soggetti ad obblighi legali di informare i consumatori della qualità e delle caratteristiche ambientali dei prodotti, tra cui l’incorporazione di materiali riciclati, l’uso di risorse rinnovabili, il ricorso ad elementi che richiamino la sostenibilità, la riparabilità e la riutilizzabilità, il tutto al fine di realizzare l’obiettivo di una circolare più ecologica. I consumatori dovranno essere in grado di accedere a tali informazioni al momento dell’acquisto, anche elettronicamente. I produttori e gli importatori avranno anche un obbligo di riportare il “Triman logo”, che segnalerà che i prodotti in questione sono soggetti alla normativa del riciclo. Infine, di estremo interesse è la novità che dal 2022 in Francia i produttori, gli importatori e i distributori di beni quali tessili, vestiti e scarpe dovranno astenersi dal distruggere gli articoli invenduti.

In questo contesto si sta assistendo, nell’ultima settimana, alla costituzione di nuovi consorzi fra operatori del riciclo tessile a Prato (da ultimo: il Corertex).

Evidentemente, l’HUB è un sassolino che ha messo in moto una valanga… ma il Distretto, come sempre, risponde in ordine sparso. Perché l’Unione Industriali e confartigianato non chiamano a raccolta gli iscritti? Perché il Sindaco non si fa promotore – pur nel rispetto dei ruoli – di un confronto sul tema, alla presenza di Alia, che poi dovrebbe fornire la materia prima (seconda) tramite l’HUB? Quale politica dei prezzi? Quali controlli di qualità? Quali contratti di lavoro? Industriali, Banche, Sindacati, BuzziLab… perché non si convocano gli Stati Generali del Distretto, per fare finalmente una vera politica industriale, mettendo più di un piede nel futuro?

Occorre non perdere il clima positivo che ha animato il dibattito organizzato da Prato Riparte presso il Chiesino di San Giovanni, il mese scorso. Prato deve ripartire… non può farlo in ordine sparso. Vanno coinvolte le banche, i sindacati, i laboratori di analisi. Occorre pensare un marchio di distretto, un marchio che garantisca qualità, legalità e sostenibilità ambientale del prodotto Re-Made In Prato

Vincenzo Ravone

Vicesegretario Azione

Delegazione di Prato

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